Joe BalordoBenito Jacovitti

Joe Balordo, article

Nov. 1992. I Grandi libri di comix. 270x380 mm. 72 pgs. Color.

Jacovitti, credetemi, e' grande!

By Ferruccio Alessandri [IN ENGLISH]

Anni fa ero a una mostra di disegni originali e mi trovai improvvisamente di fronte alla prima tavola di Oreste il guastafeste, di Jacovitti. Sapete, ci sono cose che ci riportano indietro immediatamente nel tempo, una frase musicale, un profumo... Quella tavola mi faceva rituffare nel momento dell'adolescenza, un insieme di sprazzi di felicità in mezzo all'agonia continuata di chi non è né carne né pesce, di messe della domenica trascorse ad occhieggiare ragazze, ma specialmente di risate di gusto. Con quella tavola avevo riso forte vignetta per vignetta. La guardavo con una certa emozione, intento a rievocare quella fetta della mia vita, ma anche a divertimii un'ennesima volta. quando...

Be', sì, c'erano dei testi rifatti. Sul lettering avevano chiaramente passato la biacca qua e là e riscritto delle frasi. Ma quello era il testo che conoscevo (la so a memoria, quella storia); quindi, se si trattava di censura, era censura di quella volta. Bloccai al volo Giovanni che passava e gli chiesi: "Guarda qui, tu che lavoravi a Il Vittorioso, racconta: censuravano i testi?". "Come, non lo sai? Ogni volta che arrivavano le tavole di Jacovitti si mobilitava tutta la redazione a controllarle al millimetro, perché erano piene di scurrilità nei testi e nei disegni.

Chiunque passasse era pregato di controllare anche lui. Una volta stavano andando in stampa con un piccolo angelo mimetizzato in un angolo, con i genitali di fuori...".

Qualche anno dopo mi trovai a lavorare con Jacovitti.

"Benito, ma era vera questa storia?". Un sorriso timidamente divertito: "Una volta avevo scritto 'Abbasso il papa' in un fondo che poi avevo coperto di nero. Si dava ancora la colorazione sul retro dei disegni e, per vedere come sarebbero venuti a colori, in redazione li guardavano controluce. Controluce la scritta si leggeva ancora molto bene, non ci avevo pensato...".

Tutto questo per dire in che stima veniva tenuto Jac (così ha sempre firmato), tanto da perdonargli (con un sospiro, immagino) queste ed altre trasgressioni abituali, piuttosto innocenti per la verità, ma devastanti in un ambiente cattolico di stretta osservanza.

D'accordo che Il Viltorioso era un giomale che riusciva ad essere cattolicissimo (pensate che la sede era in via della Conciliazione, quell'orrendo viale che sfocia direttamente in piazza San Pietro) senza essere beghino, però ad altri cene goliardate non sarebbero mai state perdonate.

Si arrabbiarono con lui solo quando nei primi anni Cinquanta si mise a fare vignette per il settimanale umoristico Il Travaso, e Jac dovette tornare all'ovile. Va bene enfant terrible, ma cosa nostra è...

Bè, me lo lasciate dire? Io ho un'ammirazione sconfinata per Jacovitti. Lo leggevo dal tempo di Pippo e gli inglesi, 1940, e continuo a pensare che se fosse nato negli Stati Uniti, ora avrebbe fama mondiale. Non so, forse ce l'ha lo stesso, spero che ce l`abbia, se lo meritereb- be, allora diciamo che l'avrebbe anche più mondiale, se mi permettete l'incongruenza linguistica. Mi ricordo un giornale studentesco che si chiamava Intervallo. C'era su una storia a puntate di Jac, intitolata La famiglia Spaccabue. C'era su una lotta tra la nonna Spaccabue e la signora Carlomagno (che poi sarebbe diventata uno dei suoi personaggi fissi) talmente cosmica che i supereroi di oggi mi fanno ridere. In realtà ridevo (e forte) proprio per il combattimento galattico tra le due vecchiette e, visto che leggevo la storia di nascosto a scuola, quell'anno il mio voto di condotta scese di un punto. E i personaggi... Forse non sono mai morto di entusiasmo per i tre Pippo, Pertica e Palla, i tre ragazzi protagonisti, ma ho sempre trovato il poliziotto Cip e il villain Zagar la fine del mondo. E certe storie del primo periodo restano giganti nella memoria: lo spadaccino Caramba, il giomalista americano Chicchirichì, il ragazzo Cucù... A questi nomi cretini corrispondevano storie esilafanti, zeppe di comparse fino all'inverosimile, già nello stile delle sue "panoramiche".

Jacovitti è figlio di se stesso, non deve nulla a nessuno. O forse solo a Walter Faccini.

Jacovitti è un grande facitore di linguaggi. Ha inventato linguaggi extraterrestri più marziani dei marziani. Sono decenni che io, quando ho voglia di parlare barbaresco, esclamo: "Navallah vistallah, sckiavikul frustallah, kanun puntallah, Allah Allah salam!" (da Giacinto il Corsaro dipinto - credo, cito a memoria -) con un suono molto più autentico e dal contenuto più attendibile di quello che dice Saddam Hussein alla TV irachena. E anche in Joe Balordo il Nostro non si smentisce, amplificando e perfezionando il linguaggio inventato con gli anni in Jac Mandolino e Tom Ficcanaso. Uno spassoso gergo da bassifondi che fa rimpiangere il fatto che Guys and Dolls (Bulli e pupe) di Damon Runyon non sia mai stato tradotto da lui. E i suoni? Per un lungo periodo tra gli autori di fumetti umoristici Jacovitti è stato l'unico ad avvertire che suoni come "slam" o "bang" erano delle onomatopee che corrispondevano a precise parole inglesi. E si era adeguato.

Quando uno dava un pugno, il suono era "Pugno!". E qui a un certo momento abbiamo un bel "fischiooo", d'annata. Tutto ciò per dire che queste storie in un certo senso sono la summa di tutte le storie precedenti, quasi la perfezione di un autore che ha raggiunto la piena maturità. Un autore che riesce addirittura ad anticipare Angel Heart (il diavolo che fa visita all'occhio privato, anche se risulta subito dopo che non di diavolo si tratta), che è sensibile ai trend contemporanei, con un occhio alle tematiche dei film fantastici e dell'orrore; tematiche che, naturalmente, vengono jacovittianescamente stravolte.

Padrone, completo del background dei film neri di Hollywood, fin dai tempi di "Chicchirichì", Jac qui si muove completamente a suo agio in un ambiente di malavitosi. killer e poliziotti privati.

Anzi, è proprio Joe Balordo, l'occhio privato, (sapete perché li chiamano "occhi"? Perché abbreviato "Private Investigator" è P.I., come Magnum: si legge "Pi ai". "Ai" suona come eye", occhio, da cui eccetera). E' una specie di Humphrey Bogart con baffi da questurino nostrano, perché vive in un ambiente americo-italiano, cioè un ambiente da poliziesco americano con riferimenti totalmente nostri.

In effetti la frammistione tra U.S.A. e Italy qui è perfetta. Abbiamo esemplari killer dagli occhiali neri e Corsi Garibaldi che s'incrociano con Vie Kennedy.

Abbiamo dimostranti che recano sui canelli splendide parodie degli slogan di sinistra degli anni settanta (ed ecco riapparire il gusto di creare o ricreare un linguaggio), in cui la verità del messaggio dipendeva sciamanicamente dal fatto che avesse o meno la rima. Una volta Jac mi aveva raccontato di un suo progetto, mai portato a termine, di rappresentare le masse della contestazione come un branco vastissimoe indistinto di omini furibondi che intervengono dovunque e sempre a sproposito e qui abbiamo un piccolo esempio laterale di quello che avrebbe potuto essere. C'è anche l'aspetto scioccante di uno Jacovitti pomo. In realtà la tendenza porcella era già apparsa tantissimo tempo fa. negli anni Cinquanta, nella sua brevissima vacanza in un giomale umoristico che si chiamava Il Travaso.

Fino a quel momento aveva lavorato a briglia corta solo nel settimanale cattolico Il Vittorioso e in qualche altrettanto cattolico giornale studentesco, e c'era da supporre che certi esempi non fossero visti con eccessivo entusiasmo. Quindi, a briglie sciolte, si era scatenato, in chiara crisi di astinenza, in una orgia di tette e sederi limitate solo dall'autocensura del giomale e della censura effettiva dell'epoca.

Nessuna meraviglia quindi perla profusione di bambolone di gomma e puttanone cubiche che incontrerete via via in queste due storie di Joe Balordo, di cui la seconda è inedita. Bé, lo spazio è finito a tradimento, mentre avevo appena cominciato. Dovrei parlarvi di Cocco Bill, di Gionni Galassia, di Tom Ficcanaso, di Jack Mandolino, di Zony Kid, di quello che ha fatto su il Giomo, su il Corriere dei Ragazzi, su quello che fa adesso, sul cartello di "Attenti al dromedario" che espone sul cancello della sua villa al mare, del fatto che dìsegnasse suonando la batteria, ma dalla regia mi fanno segno...

E allora credetemi sulla parola. E' grande.

Copyright © 2011 Heart-Attack-Series, Ink!
Created: July 7, 2011. Modified: November 30, 2014.