Source: Linus #5/2023 (May 2023).
Uno, dieci, cento Jacovitti
Un’ infanzia senza fine
Di Vittorio Sgarbi
Energia pura, ritmo, horror vacui e invenzione continua.
Il temo è lungo, profondo, misterioso. Per molti anni, entrando nel piccolo bagno tra la stanza da pranzo e la porta interna della farmacia della casa di Ro ferrarese, ho visto la pagina di un fumetto di Benito Jacovitti con una dedica e la sua firma: ” Vittorio Sgarbi, perché non mi tratti male. Jac”. A tener conto che Jacovitti è morto 26 anni fa, nel 1997, posso immaginare che quel foglio mi sia stato donato circa trenta anni fa, non ricordo dove, e non ricordo neanche di averlo incontrato, Jacovitti.
E dunque è probabile che si tratti di un ringraziamento, arrivato attraverso amici comuni, per qualcosa che ho detto o scritto di lui, manifestandogli la mia ammirazione. In ogni occasione pubblica o privata non ho mancato di dichiararla, ma non credo di averlo mai visto di persona. È rimasto nel mito della mia infanzia, ma il rispetto e l’apparente preoccupazione della sua dedica mi lusingano facendomi pensare, come in molte occasioni mi è accaduto, a un ribaltamento dei rapporti generazionali. Jacovitti aveva l’età di mio padre. Diventato grande, quel bambino che lo leggeva avidamente si era clamorosamente manifestato attraverso la televisione, con un’improvvisa popolarità, rivelando un personaggio polemico, che non le mandava a dire, pronto a giudicare senza rispetto e ritegno. Ed ecco, allora, un duro come lui chiedere indulgenza: un gioco, evidentemente, e un riconoscimento affettuoso. Mi piace che sia questo il nostro unico legame diretto, anche a distanza. E mi piace anche dire qui che la sua (finta) preoccupazione era ingiustificata perché non avrei potuto mai trattare male Jacovitti per l’incondizionata considerazione che ho sempre avuto per lui.
Caption on pg 51: Jak Mandolino, per gli amici Violoncello, e il diavoletto Pop Corn, 1980.
Caption on pg 51: Il tuffatore, Serie Umoristica Sport Ricordi, 1966.
Mi fa tenerezza, oggi, la sua dedica perché Jacovitti è per me, in tanta funebre ironia di illustratori e vignettisti, l’esempio più alto e incontenibile di euforia e divertimento. E me lo fa sentire vivo. Nessuno è riuscito, nel suo campo, a far convivere stile e capacità di far divertire con lo spirito del racconto. Il disegno e il colore di Jacovitti ridono con un ritmo irresistibile, una serie continua di battute che sono nel disegno prima che nelle parole: nella forma delle scarpe, nelle facce degli animali, nei serpentelli, nei pesci, nei salami. La pagina si anima dell’ironia e del buon umore di Jacovitti. Cocco Bill, Jak Mandolino, Jak Violoncello: uno sfortunato ladruncolo che si fa suggerire le bricconate da Pop Corn, un maldestro diavoletto cacciato dagli inferi per scarso rendimento. Eccolo puntare una pistola, così innocua che dalla canna esce un ragno, a un malcapitato che mostra la fodera delle tasche dichiarando: “Ma io sono al verde”. La battuta in sé non fa ridere, ma il contesto, l’illustrazione con il diavoletto che esce dal cilindro sono irresistibili.
Jacovitti è energia pura, ritmo, horror vacui, invenzione continua. Il manifesto del 1962 per la campagna civica per la disinfestazione del Comune di Milano ha un ritmo incontenibile. Jacovitti immagina ingegnose macchine infernali al servizio della ripartizione Igiene e sanità per la lotta contro le mosche e le zanzare. Jacovitti descrive, come non avrebbe saputo fare Hieronymus Bosch, l’azione delle sue macchine diaboliche: è in corso una vasta azione di disinfestazione anche con l’impiego di elicotteri. All’enfasi trionfalistica l’immagine corrisponde in modo perfetto, come sempre fa Jacovitti nelle sue illustrazioni indiavolate. Da esse sale una musica che è una miscela di crescendo rossiniano e di jazz.
I calendari, le agende, i diari, la pubblicità per la Esselunga, il quaderno scolastico di Cocco Bill sono testimonianze di una fantasia sfrenata che ha coinciso con la vita stessa di Jacovitti. Pura energia, pura allegria. Per spiegare cosa sia stato Jacovitti non ci soccorrono riferimenti figurativi o letterari, non servono citazioni che il suo stile rumina e stravolge. Il ritmo dell’invenzione e lo spirito dei tempi trovano l’equivalente in Fred Buscaglione. Non c’è riferimento più eloquente e più diretto per capire un artista così insolito e complesso. Tutto il resto è noia.
Caption on pg 52: Jak Mandolino, Corriere dei Piccoli, n. 11, marzo 1968.
Caption on pg 52: Comune di Milano, campagna per la disinfestazione delle zanzare, 1962.
Vittorio Sgarbi è nato a Ferrara. Critico e storico dell’arte, professore ordinario di Storia dell’arte, accademico di San Luca, ha curato mostre in Italia e all’estero. È sottosegretario alla Cultura, prosindaco di Urbino, presidente del MART di Rovereto, presidente della Fondazione Canova di Possagno, presidente di Ferrara Arte, commissario per le arti di Codogno, presidente del MAG – Museo dell’Alto Garda e presidente della Fondazione Cavallini Sgarbi che conserva le sue opere. Nel 2011 ha diretto il Padiglione Italia per la 54a Biennale d’Arte di Venezia. Ha firmato la serie di volumi dedicata al Tesoro d’ltalia, una storia e geografia dell’arte italiana, culminata con Il Novecento. Volume I: dal Futurismo al Neorealismo (2018) e II Novecento. Volume II: da Lucio Fontana a Piero Guccione (2019). Tra le sue pubblicazioni più recenti, Leonardo. Il genio dell’imperfezione (2019), Ecce Coravaggio Do Roberto Longhi a oggi (2021), Raffaello. Un Dio mortale (2021), Canova e la bella amata (2022), Roma (2022).
An endless childhood
By Vittorio Sgarbi
Pure energy, rhythm, horror vacui and continuous invention.
The theme is long, deep, mysterious. For many years, entering the small bathroom between the dining room and the internal door of the pharmacy of Ro Ferrarese’s house, I saw the page of a comic strip by Benito Jacovitti with a dedication and his signature: “Vittorio Sgarbi, why don’t you treat me badly. Jac”. Taking into account that Jacovitti died 26 years ago, in 1997, I can imagine that that sheet was given to me about thirty years ago, I don’t remember where, and I don’t even remember meeting Jacovitti.
And so it is probable that it is a thank you, arrived through mutual friends, for something I said or wrote about him, expressing my admiration for him. On every public or private occasion I have not failed to declare it, but I don’t think I have ever seen him in person. He remained in the legend of my childhood, but the respect and apparent concern of his dedication flatter me making me think, as has happened to me on many occasions, of an overturning of generational relationships. Jacovitti was my father’s age. When he grew up, that child who avidly read it had clamorously manifested himself through television, with sudden popularity, revealing a polemical character, who didn’t tell her, ready to judge without respect and restraint. And here, then, is a tough guy like him asking for indulgence: evidently a game and an affectionate acknowledgment. I like that this is our only direct connection, even at a distance. And I also like to say here that his (feigned) concern was unjustified because I could never treat Jacovitti badly because of the unconditional consideration I’ve always had for him.
Caption on pg 51: Jack Mandolin, for friends Cello, and the little devil Pop Corn, 1980.
Caption on pg 51: The diver, Humorous Series Sport Ricordi, 1966.
Today, his dedication makes me tender because Jacovitti is for me, in so much funereal irony of illustrators and cartoonists, the highest and most irrepressible example of euphoria and fun. And it makes me feel alive. No one in his field has managed to combine style and ability to entertain with the spirit of the story. Jacovitti’s drawing and color laugh with an irresistible rhythm, a continuous series of jokes that are in the drawing rather than in the words: in the shape of the shoes, in the faces of the animals, in the snakes, in the fish, in the salami. The page comes alive with Jacovitti’s irony and good humour. Cocco Bill, Jack Mandolin, Jack Cello: an unfortunate petty thief who gets suggested to the briaches by Pop Corn, a clumsy little devil expelled from the underworld for poor performance. Here he is pointing a gun, so harmless that a spider comes out of the barrel, at an unfortunate person who shows the lining of his pockets declaring: “But I’m broke”. The joke itself isn’t funny, but the context, the illustration with the little devil coming out of the top hat are irresistible.
Jacovitti is pure energy, rhythm, horror vacui, continuous invention. The 1962 manifesto for the civic campaign for the disinfestation of the Municipality of Milan has an irrepressible rhythm. Jacovitti imagines ingenious infernal machines at the service of the division of hygiene and health for the fight against flies and mosquitoes. Jacovitti describes, as Hieronymus Bosch would not have been able to do, the action of his diabolical machines: a vast disinfestation action is underway, also with the use of helicopters. The image corresponds perfectly to the triumphalistic emphasis, as Jacovitti always does in his wild illustrations. From them rises a music that is a blend of Rossini crescendo and jazz.
The calendars, diaries, diaries, advertising for Esselunga, Cocco Bill’s school notebook are evidence of an unbridled imagination that coincided with Jacovitti’s own life. He is pure energy, pure joy. To explain what Jacovitti was, we don’t need figurative or literary references, we don’t need citations that his style ruminates and distorts. The rhythm of invention and the spirit of the times find their equivalent in Fred Buscaglione. There is no more eloquent and more direct reference to understand such an unusual and complex artist. Everything else is boring.
Caption on pg 52: Jack Mandolin, the Kids Messenger, n. 11, March 1968.
Caption on pg 52: Municipality of Milan, campaign for the disinfestation of mosquitoes, 1962.
Vittorio Sgarbi was born in Ferrara. Art critic and historian, full professor of art history, academician of San Luca, he has curated exhibitions in Italy and abroad. He is Undersecretary of Culture, Pro-Mayor of Urbino, President of the MART of Rovereto, President of the Canova Foundation of Possagno, President of Ferrara Arte, Commissioner for the Arts of Codogno, President of the MAG – Alto Garda Museum and President of the Cavallini Sgarbi Foundation which preserves his works. In 2011 he directed the Italian Pavilion for the 54th Venice Art Biennale. He signed the series of volumes dedicated to the Treasure of Italy, a history and geography of Italian art, culminating with The 20th Century. Volume I: from Futurism to Neorealism (2018) and The 20th century. Volume II: from Lucio Fontana to Piero Guccione (2019). Among his most recent publications, Leonardo. The genius of imperfection (2019), Ecce Coravaggio Do Roberto Longhi to today (2021), Raphael. A mortal God (2021), Canova and the beautiful beloved (2022), Rome (2022).
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Created: July 21, 2023. Last updated: July 21, 2023 at 12:43 pm